Una cosa che non sa nessuno, ha detto Carla l’altro ieri, mentre parlavamo di segreti, è che quando facevo il tirocinio all’ospedale, subito dopo l’università, ho fatto una cosa che se qualcuno l’avesse saputo credo che a quest’ora non starei nemmeno lavorando.
Avevo venticinque anni, stavo facendo il tirocinio al Policlinico, quando un giorno hanno portato un ragazzo completamente fasciato dalla vita in su, un’ustione, secondo grado, piuttosto estesa ma non grave, e questo poveraccio non riusciva a muoversi, non per le ustioni ma per le fratture, e mugolava tutto il tempo, soprattutto la notte, come se di notte i suoi dolori aumentassero, non tanto quelli dell’ustione, quanto tutto il resto, le ossa, e il polmone perforato. Si sarebbe ripreso, dicevano, sarebbe tornato sano e forte come prima, anche se almeno l’ustione qualche traccia l’avrebbe lasciata, ma in questi casi è il minimo.
Aveva anche il viso bendato, ha detto Carla, tutta la testa a parte gli occhi, che erano intatti, e anzi, a giudicare da quel poco di pelle che potevo vedere, intorno agli occhi, non si intuiva nemmeno il grado dell’ustione. Le garze e le bende, quelle non erano compito mio. Gliele cambiavano durante il giorno, quando arrivava il momento, ma era una cosa delicata, non una cosa da tirocinante. Io mi limitavo a fargli i prelievi, a parlargli un po’, anche se non rispondeva, a controllargli la pressione e a rinfrescargli le gambe, perché era estate, e durante la notte sudava, e una spugna umida può dare sollievo. Dovevo anche lavargli i genitali, se durante la notte riempiva la padella.
Capitò che durante un turno di notte, dopo una pipì, mentre lo pulivo, il ragazzo ebbe un’erezione, ma è una cosa del tutto normale, anzi, sarebbe strano il contrario, capita a qualsiasi età, mi capitava anche con gli anziani, con tutti, e non c’è niente di male. Se non che quella sera non c’era nessun altro nella stanza, sai, sono stanze da quattro, ma da un paio di giorni gli altri due pazienti erano stati dimessi, e non ne erano arrivati altri, e allora eravamo soli, mentre lo pulivo, e insomma, lui ha cominciato a mugolare, lo stesso mugolio che faceva per il dolore, solo che non era per il dolore, anche perché negli ultimi due giorni aveva mugolato sempre meno, eppure mugolava, lui, e quando ho alzato lo sguardo ho incontrato i suoi occhi, che erano bellissimi, questo non te l’ho detto, non sapevo che faccia avesse, ma aveva gli occhi bellissimi, questo era sicuro, e nei suoi occhi ho capito, ho capito che era terribilmente imbarazzato, ma che non era solo quello, e allora ho continuato a lavarlo, chiedendogli se andava bene così e così, e alla fine il suo mugolio si è trasformato in altro, erano dei sì e dei no mugolati, gli chiedevo vuoi che lavi qui e lui mugolava di sì, smettevo e lui mugolava di no, e intanto gli era diventato duro, e più lo lavavo più ansimava, di quel tipo di respiro che a quel punto che devi fare, e allora ho pensato che potevo anche fargli una cosa carina, ho pensato a tutte le badanti che devono masturbare gli anziani, o alle tate dell’Ottocento che masturbavano i bambini per calmarli, una cosa che oggi sarebbe abominevole, ma che ai tempi era normale, e insomma alla fine non so più se lo stavo lavando o cosa, e sotto le bende mi è sembrato che sorridesse, mentre continuavo, e così alla fine sono andata avanti finché non è esploso, e il ragazzo ha grugnito, gonfiando il petto e infine accasciandosi, addormentato.
Successe un altro paio di volte, ha detto Carla, e poi alla fine, per fortuna, mi passarono al turno di giorno, e non ho più visto il ragazzo per tutta la degenza, e sinceramente mi sono sentita sollevata, perché non pensavo di aver fatto nulla di orribile, ma al contempo era una cosa completamente sbagliata, fuori da qualsiasi deontologia, e allora, dico, non ci ho pensato più, mi sono messa il cuore in pace, ché comunque era stata una cosa fatta in buona fede, e con gli anni, a un certo punto, mi sono anche completamente dimenticata della cosa.
Poi, l’altro giorno, in farmacia, eravamo in chiusura, e io ero stanca, e quando sono stanca manco li guardo più in faccia, i clienti, e a un certo punto sento una bella voce, e allora faccio un’eccezione e sollevo lo sguardo, e ho davanti un ragazzone, con una ragazza accanto, immagino la fidanzata, e il ragazzone ha sulla fronte e su uno zigomo le tracce di un’ustione lontana, ma soprattutto degli occhi bellissimi, anche se poi per il resto non sia granché, è un ragazzone abbastanza anonimo però con degli occhi bellissimi, e anche la sua ragazza, se è la sua ragazza, è quello che è, sono due persone normali, e allora, soltanto allora, ho ripensato a quel ragazzo, e alle nostre notti, e al fatto che per me quello che avevo fatto non era stato soltanto curativo, non era stato meccanico o infermieristico, ma era stato amore, in qualche modo, anzi, non credo di aver mai amato in modo così incondizionato, così altruistico e delicato, è stato puro amore, quello che ho fatto, il contrario di quello che faccio con Cristiano, insomma, dove ogni tocco è una moneta di scambio, ma comunque, ho ripensato al ragazzo, e per un attimo mi è venuta una cosa qui, come quando si ripensa alla prima storia d’amore del liceo, e deve essermi uscito un gran sorriso, quando ho chiesto ai due tizi come potevo aiutarli. Loro però niente, non hanno ricambiato, lei guardava in basso e lui mi fissava, sono sicura che fosse lui, che mi abbia riconosciuta, ma in quel momento per lui non aveva più alcuna importanza. Hanno preso una confezione di pillole del giorno dopo e sono andati via. Qualche minuto dopo mi è venuto un senso di vomito, ma per fortuna abbiamo chiuso e sono tornata a casa. La nausea me la sono portata a letto, credevo che non sarei riuscita a dormire, è stato sfiancante. Era da tanto che non mi sentivo così sola.