Cadillac numero 12, settembre 2016

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EDITORIALE

Benvenuti su Cadillac 12, il primo numero della nostra prestigiosa rivista letteraria (nota in tutto il mondo per la peculiarità di auto-redigersi) realizzato con un innovativo metodo di auto-redazione collettiva tramite spreadsheet e comitato di lettura composto da 13 “esterni” più tre lettori integrati nella fattispecie antani.

Dopo tanti anni abbiamo quindi un direttore, l’esimio Oreste Patrone, che cercherà di mantenere il posto fino al numero successivo ma non è detto che ce la faccia. Fondamentali e instancabili lettrici, nonché parte integrante della redazione, sono state Gaia Tarini e Simonetta Spissu, ma non da meno lettori implacabili e voraci – e sembra che parliamo di velociraptor – sono Noemi Milani, Cristina Comparato, Lucia Brandoli, Davide Corsetti  e Simone Ghelli. Completano l’entourage o l’equipe o lo staff ma comunque non una parola italiana: Jennifer Francesca Sciuchetti, Elisabetta Mongardi, Claudio Della Pietà, Chiara Nuvoli e Floriana Pucci.

Il numero si apre con la riproposizione del racconto di Susan Straight già apparso sul numero 6, un racconto che è «un tuffo al cuore», uno di quelli che «si sedimentano e riaffiorano», uno di quelli che se provi a commentarli ti vengono fuori solo cliché da recensione non retribuita. Bello bello bello, o non ve l’avremmo riproposto.

Segue Osamu Dazai, uno dei “bistrattati” ai quali prima o poi dedicheremo un numero [tipo Lowry o Durrell (Lawrence, non Gerald, non quello degli animali ma l’altro, quello che non ha letto nessuno)]. Dazai è talmente bistrattato che non esistono traduzioni dal giapponese, ma soltanto traduzioni in italiano dalla traduzione inglese (cosa che d’altronde un tempo s’usava). La traduzione è appunto del buon Bianciardi, ma questo non toglie che Dazai si meriterebbe un traduttore, e un po’ più d’attenzione. Leggete “Lo squalificato”, piccola perla sull’alcolismo. L’estratto da noi proposto viene però da “Il sole si spegne”, l’altra sua opera più importante. Bla.

E poi spazio alle nuove voci italiane, con un estratto di “Mescolo tutto” di Yasmin Incretolli, uscito quest’anno per Tunué nella splendida collana diretta da Vanni Santoni, la stessa che ha accolto l’ottimo “Dalle rovine” di Luciano Funetta. Dopo la Incretolli troverete un racconto di Elena Marinelli (che nel 2015 ha pubblicato un romanzo per Baldini&Castoldi dal titolo “Il terzo incomodo”) e un incredibile lavoro postmodernista di Federica Patera, parte di un progetto più ampio chiamato “Diorama”, che fate prima voi a leggere che noi a spiegarvelo.

Piccola pausa in compagnia di Jacopo Vecchio e del suo “Silenzio”, frammento illustrato che non ha bisogno di commenti.

Si prosegue con l’incipit di “Fuori non c’è nessuno”, esordio di Claudia Bruno, già nota ai nostri lettori, pubblicato da Effequ proprio quest’anno. Poi il sentito, sospeso e per noi atipico “Non ti accorgi di quanto ami i pieni senza i vuoti”, di Gaia Gentili, un racconto che meglio di qualsiasi altro rappresenta il nostro nuovo metodo di selezione, volto a guardare al di là di una serie di rigide e sterili regole che ci siamo autoimposti nel tempo. Seguono il più cadillacchiano “La trave” di Sara Maggi, il sanguigno e godibilissimo “Caramella” della bravissima Angela Bucci e il mccarthyano (aggettivo orripilante ma funzionale) “Vona Falla Lifa” di Flavio Ignelzi, per chiudere davvero in bellezza.

Uno dei numeri più di sempre!

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6 risposte a Cadillac numero 12, settembre 2016

  1. Paola ha detto:

    Grazie! Proprio bella questa rivista!

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  2. orestepatrone ha detto:

    È stato un piacere esserci. Lunga vita a Cadillac!

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  3. orestepatrone ha detto:

    L’ha ribloggato su minimitermini.

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  4. ellagadda ha detto:

    L’ha ribloggato su Ella Gaddae ha commentato:
    Il dodicesimo numero di Cadillac è finalmente online, e contiene un estratto da “Mescolo tutto”, dell’esordiente Yasmin Incretolli (Tunué, 2016), e l’incipit di “Fuori non c’è nessuno” di Claudia Bruno (Effequ, 2016). E illustrazioni, e racconti e tante, tante cose belle. :)

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